Artemis: quanto costa tornare sulla Luna e quanto inquina

2022-09-03 11:44:36 By : Mr. Zheng Simon

Primo lancio sulla Luna fallito. Ma perché l'uomo vuole tornare sul satellite? Quanto costerà la missione? Quanto inquina? E cosa c'entra il viaggio su Marte? Il capriccio di Jeff Bezos costò 75 tonnellate di C02 per soli 11 minuti di viaggio spaziale alla cifra di 28 milioni di dollari.

La Luna può aspettare. Prima fumata nera del lancio della missione Nasa dal nome in codice Artemis I. La partenza dell’astronave Orion da Cape Canaverla, prevista per oggi 29 agosto 2022, è stata rimandata per problemi tecnici al motore numero 3. La National Aeronautics and Space Administration ha sospeso il countdown ben 40 minuti prima che il razzo con il nuovo vettore Sls prendesse quota. Comunque non era aria visto che i forti temporali al largo del Kennedy Space Center della Florida avevano ritardato il rifornimento di quasi un’ora. Ora l’Amministrazione sceglierà due possibili date alternative per il lancio: il 2 o il 5 settembre.

Gli occhi delle telecamere erano tutti puntati sulla base 39B del Kennedy Space Center. Il Nasa administrator Bill Nelson, ex astronauta, fa sapere che il “fallimento” del primo lancio è molto comune. “È un sistema molto complicato e tutto deve andare perfettamente. Ho delle esperienze personali su altre missioni in cui abbiamo rimandato anche quattro volte il lancio. Questa è un’occasione di raccogliere dati e informazioni per aumentare la sicurezza e migliorare il funzionamento”.

Il ritorno dell’uomo sulla luna costerà 35 miliardi di dollari. Lo stesso valore di 2 decreti Aiuti approvati dal governo italiano per salvare lavoratori e famiglie in ginocchio a causa della carovita, carobollette e inquinamento atmosferico che ha causato il cambiamento climatico (climate change).

Costerà ben 10 miliardi in più della missione Apollo che lanciò Neil Armstrong e Buzz Aldrin nel firmamento della leggenda. Il 20 luglio 1969, alle 20:17 (22:17 ora italiana), l’allunaggio fu completato. Il 21 luglio, alle 02:56 (04:56 ora italiana), Neil Armstrong “firmerà” la prima impronta umana sul suolo del satellite. Diciannove minuti dopo lo seguirà il collega Aldrin.

Quando l’astronauta Armstrong pronuncerà la celebre fase “Questo è un piccolo passo per uomo, un gigantesco balzo per l’umanità”, con qualche secondo di ritardo milioni di italiani si sveglieranno al grido della notte del giornalista Rai Tito Stagno, morto proprio quest’anno all’età di 92 anni. “Ha toccato”, furono le prime parole che tennero l’Italia col fiato sospeso.

Il ritorno sulla Luna è finanziato interamente dalla Nasa, in collaborazione con gli altri enti spaziali del mondo: l’europea Esa, il Canada e il Giappone.

Il progetto per il ritorno sulla Luna si chiama Artemis e prevede 3 missioni: Artemis 1, Artemis 2 e Artemis 3. Con questo programma la Nassa intende lanciare il più potente razzo al momento funzionante, per diversi obiettivi. Innanzitutto vuole testare la capsula Orion e il lancio di diversi satelliti autonomi. Tra questi satelliti ce n’è uno europeo che è stato progettato e assemblato dall’azienda torinese Argotec.

Nonostante il successo delle missioni Apollo, l’interesse dell’opinione pubblica statunitense per l’esplorazione lunare all’epoca calò notevolmente e ciò determinò l’interruzione anticipata del Programma Apollo e la cessazione di missioni dedicate esplicitamente all’esplorazione della Luna. Il processo di esplorazione è ripreso nel 1990 con la prima missione giapponese, Hiten, seguita nel 1994 dalla statunitense Clementine.

Proprio l’individuazione di possibili tracce di ghiaccio d’acqua in prossimità dei poli lunari da parte di quest’ultima ha generato un rinnovato interesse per la Luna che negli anni duemila ha condotto al lancio di missioni lunari da parte delle agenzie spaziali statunitense, europea, giapponese, cinese e indiana. La Cina, la Russia e gli Stati Uniti hanno poi reso noto di voler riportare un equipaggio umano sulla superficie lunare e di valutare l’opportunità di stabilirvi.

Quindi l’obiettivo ora è di fissare delle basi di ricerca permanenti sulla Luna. Queste basi permetteranno ai ricercatori di capire come il corpo umano risponde in un vero ambiente spaziale profondo, prima di impegnarsi in un viaggio lungo anni su Marte.

Inoltre, la Luna offrirebbe l’opportunità di testare habitat umani, sistemi di supporto vitale, tecnologie e pratiche che potrebbero aiutarci a costruire aree autosufficienti alternative alla vita sulla Terra.

L’allunaggio del nuovo millennio avverrà nell’ultima delle missioni Artemis che partirà nel 2025, quando l’equipaggio umano, accompagnato da una mascotte di pezza a forma di pecorella, tornerà per la prima volta a mettere i piedi sulla superficie lunare a distanza di 56 anni dalla missione Apollo.

Sono già state programmate Artemis 2 per portare il primo equipaggio umano a bordo della capsula trasportata dal primo lancio e Artemis 3, prevista per il 2025, che porterà gli esseri umani nuovamente sulla Luna.

I primi pionieri del turismo lunare sono stati due anonimi milionari che nel 2017 hanno affrontato un viaggio di oltre due settimane nello spazio pagato 150 milioni di dollari ognuno, ma solo per orbitare intorno alla Luna.

Nel 2021 Jeff Bezos, fondatore di Amazon, ha completato il primo volo turistico nello spazio, a bordo della capsula spaziale New Shepard, con il fratello Mark, Wally Funk aviatrice 82enne, e il diciottenne Oliver Daemen. Un viaggio durato 11 minuti nello spazio, un capriccio costato 28 milioni di dollari e tonnellate di Co2 inquinante nell’aria.

New Shepard è un lanciatore suborbitale con decollo e atterraggio verticali; è in fase di sviluppo della Blue Origin come sistema commerciale per il turismo spaziale suborbitale. Blue Origin è di proprietà dell’imprenditore e fondatore di Amazon.com Jeff Bezos e dell’ingegnere aerospaziale Rob Meyerson. A loro il biglietto per la partenza è costato 300 mila dollari a testa.

Per un turismo vero e proprio sulla Luna bisognerà aspettare almeno altre 4 generazioni. “Costa un sacco di soldi lanciare qualsiasi navicella spaziale vogliate portare sulla Luna. Fortunatamente, il costo del lancio sta diminuendo per via dello sviluppo di veicoli di lancio riutilizzabili”, ha affermato la professoressa e scienziata americana Wendy N. Whitman Cobb.

Secondo ICCT (Consiglio internazionale per il trasporto pulito), nel 2018 l’industria dei voli spaziali ha contribuito al rilascio in atmosfera di circa 22.000 tonnellate di CO2, con una media di 200 tonnellate a lancio per un totale di 114 lanci.

Solo il lancio, come quello rimandato di oggi, rilascia 200 tonnellate di Co2 nell’aria.

Un volo spaziale di 11 minuti, come quello di Jeff Bezos, rilascia 75 tonnellate di carbonio. Pensate che 1 miliardo di persone povere della Terra emette meno di 1 tonnellata di carbonio all’anno.

Finora solo 12 astronauti, tutti statunitensi, hanno camminato sulla superficie lunare, tutti parte del programma Apollo. In ordine di arrivo: Neil Armstrong, Buzz Aldrin, Charles Conrad, Alan Bean, Alan Shepard, Edgar Mitchell, David Scott, James Irwin, John Young, Charles Duke, Eugene Cernan, Harrison Schmitt.

Sono state 6 le missioni statunitensi che hanno portato l’uomo sulla Luna. L’esplorazione della Luna è avvenuta sia attraverso sonde robotiche, sia direttamente tramite equipaggi umani.

La prima missione per l’esplorazione della Luna è stata la sonda Luna 1 lanciata dall’Unione Sovietica nel 1959 nell’ambito del Programma Luna. La missione eseguì un sorvolo ravvicinato del satellite, ma “mancò” la superficie, obiettivo che venne raggiunto il 13 settembre 1959 dalla successiva Luna 2. Nell’ottobre del 1959 la sonda sovietica Luna 3 ottenne la prima immagine della faccia nascosta. Sempre all’Unione Sovietica spetta il primato del primo lander (Luna 9, 1966) e del primo orbiter (Luna 10, 1966). Gli Stati Uniti risposero con i Programmi Pioneer e Ranger e, grazie al Programma Apollo, riuscirono con l’Apollo 11 a compiere il 20 luglio 1969 il primo atterraggio umano sulla superficie della Luna. Durante le missioni Apollo furono raccolti e portati sulla Terra 381,7 kg di campioni del suolo e delle rocce lunari.

Gli scienziati spaziali sostengono che andremo su Marte nel 2038. Ma gli ostacoli maggiori si riscontrerebbero non tanto nel viaggio di andata, ma soprattutto in un eventuale ritorno. E ancora di più nell’habitat poco adatto alla vita umana.

Gli scienziati dell’Indian Space Research Organization stanno cercando la risposta simulando al chiuso, in laboratorio, come sarebbe la nuova vita “marziana” dell’uomo . Il progetto sta impiegando numerosi scienziati spaziali, architetti, ingegneri, designer e persino bambini in età scolare per la casa ideale per vivere su Marte.

La casa su Marte deve essere sotterranea, anche per proteggere gli edifici e l’uomo dalle polveri che si stratificano continuamente in pochi secondi. Le raffiche di vento possono essere violente. Peggio ancora, l’atmosfera marziana è molto sottile, ed è composta quasi del tutto da anidride carbonica, con tracce di azoto e pochissimo ossigeno: quindi non respirabile per un essere umano.

La casa su Marte è una abitazione avveniristica concepita per ambienti estremi come l’Antartide. La casa marziana è stata realizzata analizzando i materiali di cui dispone il pianeta. “La cosa fondamentale per vivere sul Pianeta rosso è che le abitazioni siano completamente ermetiche perché l’atmosfera all’esterno è essenzialmente velenosa. Bisogna essere in grado di tenere fuori tutte le radiazioni solari e cosmiche”, spiegano gli ideatori. Per questo parte dell’abitazione dovrà essere realizzata sottoterra, sarà alimentata da pannelli solari, e dovrà resistere alla temperatura di -62 gradi Celsius.

Elon Musk, patron di Tesla e dell’azienda aerospaziale SpaceX sostiene che in futuro un biglietto con destinazione il Pianeta Rosso costerebbe circa 100.000 dollari, una cifra che potrebbe permettersi “quasi chiunque”. Marte è distante circa 50 milioni di chilometri dalla terra.

Se è vero, come dice “il sopravvissuto” del film The Martian che “la salvezza è a soli 225 milioni di chilometri di distanza”, è altrettanto vero che il nostro caro pianeta ha ancora bisogno del nostro aiuto per renderlo un posto migliore e più abitabile.

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